La pratica Mindfulness per sviluppare la fiducia in sé stessi
La pratica Mindfulness per sviluppare la fiducia in sé stessi
“La percezione è forte e la vista debole. Nella strategia è importante vedere le cose distanti come se fossero vicine e prendere una visione distanziata delle cose vicine.”
Miyamoto Musashi
Militare e scrittore giapponese 1584 – 1645
Tutti noi cerchiamo di esercitare un controllo sugli eventi che riguardano la nostra vita per prevenire ansia, apatia o disperazione che può generare da situazioni ritenute spiacevoli o dannose.
Nel corso degli anni sono state proposte molteplici teorie riguardo alla capacità di esercitare un controllo sugli eventi. Il focus principale riguarda la convinzione delle persone circa le proprie capacità di produrre determinati effetti. Ciò che ha colpito il mondo nell’ultimo anno – la pandemia e l’emergenza sanitaria– è stata devastante soprattutto per il suo carattere inaspettato.
L’uomo “vuole” poter credere di avere un effetto su ciò che lo circonda e non è disposto ad accettare la propria impotenza davanti a eventi di media o grossa portata.
Per comprendere e spiegare tale “convinzione di efficacia” si sono sviluppate diverse teorie: se ne sono studiate le origini, le strutture cognitive e funzioni, i processi attraverso i quali essa opera ed i suoi molteplici effetti.
Il senso di autoefficacia riguarda tutti questi microprocessi tanto a livello individuale che a livello collettivo. Il concetto di autoefficacia, in generale, si riferisce alla “convinzione nelle proprie capacità di organizzare e realizzare il corso di azioni necessario a gestire adeguatamente le situazioni che incontreremo in modo da raggiungere i risultati prefissati. Le convinzioni di efficacia influenzano il modo in cui le persone pensano, si sentono, trovano le motivazioni personali e agiscono” (Bandura 1986).
Anche nello sport l’Autoefficacia è definita come la “fiducia che una persona ripone nella propria capacità di affrontare un compito specifico” .
Ogni individuo sceglierà di partecipare ad attività che gli garantiscono buoni margini di successo, rispetto ad altre che potrebbero sfociare con più facilità in insuccessi, ma le proprie aspettative sono influenzate da diversi fattori, tra cui la percezione, più o meno aderente alla realtà che l’individuo si è costruito a partire dai seguenti fattori:
- Le “esperienze personali”: rappresentano la memoria di situazioni passate affrontate con successo. Esperienze di padronanza personale consolidano le aspettative future, mentre esperienze negative producono l’effetto opposto. Un solido senso di efficacia richiede perseveranza e impegno nel superamento degli ostacoli.
- “L’esperienza vicaria” è fornita dall’osservazione di modelli. Vedere persone simili a sé che raggiungono i propri obiettivi attraverso l’impegno e l’azione personale incrementa in noi la convinzione di possedere quelle stesse capacità. Ugualmente, vedere persone che falliscono, nonostante l’impegno, indebolisce il nostro senso di efficacia.
- “La persuasione” consolida la nostra convinzione di essere in possesso di ciò che occorre per riuscire. Purtroppo le aspettative di efficacia che ne derivano sono meno forti di quelle prodotte dall’esperienza pratica.
- Nel valutare le proprie capacità le persone si basano sugli “stati emotivi e fisiologici”. Spesso le situazioni di stress e la tensione vengono percepite come il presagio di una cattiva prestazione. Non è l’intensità delle reazioni emotive e fisiche ad essere importante, quanto piuttosto il modo in cui esse vengono percepite ed interpretate. Per esempio le persone che hanno un buon senso di efficacia considerano il proprio stato di attivazione emotiva come qualcosa che facilita l’azione dando energia mentre quelle sfiduciate vivono lo stato di attivazione fisico-emotivo come pericoloso e debilitante, cioè presagio di un cattivo rendimento e un cattivo risultato.
- La percezione di sé come efficace e del mondo come sufficientemente prevedibile ha buoni effetti sui “processi cognitivi”, cioè quei processi che permettono alla persona di porsi degli obiettivi e di pianificarne mentalmente le linee d’azione e gli strumenti più efficaci per raggiungerli (capacità di problem – solving). Chi possiede un alto senso di autoefficacia visualizza mentalmente, con più facilità, immagini in cui si vedono vincenti e queste immagini forniscono una guida ed un sostegno per le azioni che andrà a mettere in opera. Viceversa, coloro che hanno un basso livello di autoefficacia si trovano ad essere in preda a dubbi su se stessi. Inoltre quanto più forte è il senso di efficacia, tanto più le persone sono vigorose nell’affrontare situazioni problematiche stressanti e tanto maggiore è il loro successo nel modificarle. Un basso livello di autoefficacia può alimentare ansia e depressione. L’umore e l’autoefficacia si alimentano reciprocamente in modo proporzionale.
Si capisce inoltre come la consapevolezza e l’autoefficacia siano strettamente correlate: intendiamo per consapevolezza la capacità di sentire il proprio corpo e l’ambiente circostante in un unico atto percettivo e per autoefficacia appunto la capacità di padroneggiare ciò che è sotto il nostro controllo e affinarlo per usarlo al meglio lasciando perdere il resto.
Federica Di Vieste